Charlene Wittstock
Le bracciate della Principessa
Solitudine, pazienza, l’inevitabile confronto con una madre campionessa di tuffi, l’inarrivabile paragone con una diva di Hollywood, il peso di due cognate ingombranti, l’emarginazione di una lingua sconosciuta, pettegolezzi e invidie reali, riflettori, fantasmi e coni d’ombra: l’acqua è l’elemento in cui confluiscono difficoltà e speranze per Charlene di Bulawayo, che passa dalla piscina al trono, con il titolo di Sua Altezza Serenissima (a dispetto del mondo del gossip che la dipinge come poco lieta), nel momento in cui convola a nozze con il figlio di Ranieri III, Sua Altezza Serenissima (nonché eterno Peter Pan) Alberto di Monaco.
Nata a Bulawayo quando ancora lo Zimbabwe si chiama Rhodesia, Charlene è figlia di Michael Wittstock, rappresentante di fotocopiatrici e Lynette Humberstone, campionessa di tuffi. È la maggiore di altri due fratelli, famiglia bianca di ascendenza tedesca, giunti in Sudafrica nell’Ottocento per cercare diamanti.
Quando Charlene compie 11 anni, la famiglia si trasferisce a Benoni, vicino a Johannesburg, in Sudafrica. È qui, a scuola, che la futura Principessa di Monaco rende la sua passione per il nuoto agonistica, abbandonando presto lo studio per la vasca, specializzandosi nella disciplina del dorso. Naturalizzata sudafricana.
A 21 anni vince tre medaglie d’oro e una d’argento agli All Africa Games di Johannesburg. Oro nei 100m stile libero, oro nei 100m dorso, oro nella staffetta 4×100 in squadra con Stacey Bowley, Candice Crafford e Kim van Selm. Nelle gare individuali Charlene porta avanti un appassionante duello con la stella egiziana Rania Elwan, imbattuta in Africa, favorita in tutte le gare e in testa fino ai 10 metri finali, quando la sudafricana la supera.
«Tremavo dopo la gara – dichiara a caldo la Wittstock a Ellis Park dopo la finale dei 100m –. Non mi sembrava vero: mi sono girata verso il mio allenatore e forse non sembrava vero nemmeno a lui».
Si guadagna un posto per la staffetta alle Olimpiadi di Sydney del 2000, dove la squadra sudafricana si classifica al quinto posto: un’apoteosi. Nelle gare individuali la Wittstock, pur scegliendo tatticamente di non gareggiare nei 50m, si ferma al primo turno nei 100m dorso e arriva alle semifinali nei 200m dorso, rimanendo indietro rispetto alla rivale (e connazionale per nascita) dello Zimbabwe Kirsty Coventry – che si qualificò ai Giochi per 0.20 in meno rispetto alla Wittstock. La Coventry la batterà anche nella durata della carriera sportiva: ha recentemente dichiarato di voler ancora competere per Rio 2016, mentre Charlene si è ufficialmente ritirata nel 2007. Questioni di vita di corte – nel frattempo, proprio in costume, nel corso della competizione Marenostrum a Monaco, dove si aggiudica il primo posto nei 200m dorso, Charlene incontra il vero Principe Azzurro – , ma anche di infortuni.
Non piace ai monegaschi, quell’atleta che nemmeno parla francese. Non piace ai curiosi che si occupano delle case reali. Non arriva allo charme di Grace, quella diva straniera tanto amata; non raccoglie le simpatie di una Lady Diana; è sospettata di sterilità, visto che tarda a metter al mondo gli eredi. E nel Principato non c’è medaglia che possa eguagliare un legittimo erede.
Verranno alla luce nel dicembre 2014 due gemelli: femmina e maschio, nell’ordine. Tre anni dopo il fastoso matrimonio avvenuto nel luglio 2011. Per la Costituzione monegasca, se nascono due gemelli dello stesso sesso il trono va al primo nato; in caso di sesso diverso la discendenza al trono è assicurata al maschio. Tuttavia, l’erede non basta ad assicurare a Charlene l’entusiasmo degli appassionati reali. Sono insistenti le voci che la descrivevano per ben tre volte in fuga prima delle nozze.
Bollata come “l’olimpionica triste”, senza nemmeno una medaglia olimpica, contrariamente a Zara Philips, argento nell’equitazione a Londra 2012 nel concorso a squadre (ma Zara principessa non è); poco fotografata rispetto alla nipote Charlotte Casiraghi, spesso ritratta a cavallo; considerata inferiore anche al consorte per presenza ai Giochi, in quanto il principe Alberto è un veterano delle Olimpiadi invernali, partecipa cinque volte nella specialità del bob, pur non essendo mai arrivato vicino al podio. Partecipa anche alla Parigi-Dakar e vanta distinzioni in atletica, pallamano, judo, tennis, canottaggio, vela, squash, sci e scherma.
Eppure Charlene Wittstock ha un palmarès di tutto rispetto.
Dopo la prestazione di Sydney a Durban la bionda atleta batte il record africano di 2 minuti e 10,96 secondi nei 200 m dorso: è automaticamente qualificata per i Mondiali di Mosca e ha la soddisfazione di battere l’ospite tedesca Antje Buschshutte. Alla Coppa del Mondo di Rio migliora il proprio record di 2:09.12 nei 200m dorso (il suo miglior tempo fu a Sydney 2:11.74); è prima nei 100 m dorso, davanti alla tedesca Janine Pietsch e all’australiana Clementine Stoney; terza nei 50 m dorso, dietro alla tedesca Janine Pietsch e alla francese Diane Bui Duyet.
Continuerà a detenere i record personali e le prime posizioni ai campionati del mondo di Mosca del 2001 e di Stoccolma del 2002, dove è oro nei 200m dorso davanti alla francese Esther Baron e all’australiana Melissa Morgan; argento nei 100m dorso dietro alla statunitense Haley Cope e davanti alla canadese Jennifer Carroll; bronzo nei 50m dietro alla Carroll e alla Cope.
È tra le prime otto nei campionati mondiali di Berlino nel 2002.
Ai Giochi del Commonwealth di Manchester chiude i 50m con il tempo di 29.18. È argento nella staffetta.
Sono anni passati sul podio delle maggiori competizioni internazionali. Una bracciata dopo l’altra, chiedendo sempre il permesso all’allenatore, Charlene comincia ad apparire sui rotocalchi fotografata assieme al Principe Alberto. Si avvicinano le Gare di Atene: le prestazioni della Wittstock scendono. Ha cambiato varie squadre. Si frattura una caviglia. Alle prove di qualificazione dei 100m dorso porta a fondo una gara per nulla entusiasmante, in ritardo rispetto al tempo standard di 1:02,42. Si riprende ai Giochi Sudafricani di Telkom, dove si assicura il primo posto nei 50 e 100m dorso.
Segue un periodo di riposo per una spalla lussata, ma Charlene torna alle competizioni in forma.
Il sogno di Sydney non si ripete, ma nel 2005 la Wittstock è campionessa africana. Pronta a puntare verso Pechino 2008.
Nelle gare di qualificazioni per l’Olimpiade cinese la Wittstock si aggiudica la finale a Telkom nei 50 m dorso, terza dietro all’australiana Sophie Edington e alla brasiliana Fabiola Molina.
Un infortunio la stoppa. La spalla non regge il carico olimpico.
È il ritiro definitivo dalle gare, a cui segue l’ingresso nella casa reale.
Intanto, alle Olimpiadi Invernali del 2006 ha già fatto in tribuna la sua entrata ufficiale al fianco del Principe Alberto. Uniti dalla passione sportiva ancor prima che dal protocollo, Charlene si adatta alle rigide regole reali con più difficoltà rispetto alla ferrata tabella di allenamento. Una sfida al cronometro fatta di pazienza.
Lo sport continua a fare parte della vita della campionessa, che si sfoga in lunghe nuotate a Monaco, secondo quanto racconta nelle interviste, per sentirsi meno sola. E, partecipando agli eventi sportivi assieme al consorte, ritrova il minimo comune denominatore del suo fidanzamento. Oggi è ufficialmente ambasciatrice per gli Special Olympics, non esita a rimettersi costume e cuffia per eventi benefici come la Midmar Mile Race e attraversa con determinazione quella vita mondana che sembra non riuscire ancora ad accettarla.
Chissà che questo per Sua Altezza Serenissima non sia proprio lo stile vincente per destreggiarsi tra le acque movimentate (e sfortunate) dell’enclave dei Grimaldi: a testa alta, guardando il soffitto, mandando le braccia all’indietro, tra veloci frustate di gambe.
Melania Sebastiani
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