Rossano Galtarossa
Remi olimpici
Il 6 luglio 1972 è stato un gran giorno per il canottaggio italiano. Ma per scoprirlo avremmo dovuto attendere un bel po’ di anni.
A Padova nasce Rossano “Rox” Galtarossa e quando, tredici anni dopo, varca per la prima volta la soglia del CUS Padova, Giorgio Bovo, l’allenatore del sodalizio padovano ai tempi, non crede ai suoi occhi. Di fronte si trova un ragazzone di 1 metro e 90 che dopo i primi allenamenti esprime subito un gesto tecnico molto armonioso.
Ma Rossano gioca anche a pallacanestro ed i primi allenamenti di canottaggio servono a migliorare la coordinazione di un ragazzo fino a quel momento piuttosto dinoccolato.
Per tre anni si divide tra il parquet del palazzetto ed il fiume fino a quando non prende la decisione più saggia della sua vita.
Con l’inizio del liceo, dove lo studio richiede sempre più tempo ed energia, deve decidere quale delle due attività intraprendere.
Il canottaggio la spunta «perché con i remi in mano mi sentivo importante, per la prima volta credevo in me stesso, nelle mie possibilità. Grazie ad esso la mia autostima ne usciva rinforzata». O anche «con il basket non riuscivo ad esprimermi fino in fondo, mi sentivo uno dei tanti in una squadra dove facevo tanta panchina».
I risultati arrivano immediatamente: da junior arriva secondo ai mondiali in singolo per poi l’anno successivo vincere l’alloro in doppio con Alessandro Corona, che per la prima parte di carriera, sarà suo fedele compagno in altre avventure.
A partire dall’Olimpiade di Barcellona del 1992. Alla prima partecipazione, insieme a Filippo Soffici, Alessandro Corona e Gianluca Farina, arriva terzo. Una medaglia di bronzo che sembra presagire, per il ragazzo allora ventenne, ad una serie infinita di successi.
E infatti arriva anche il primo titolo mondiale senior. Con un nuovo direttore tecnico, il Dott. La Mura, zio ed allenatore dei fratelli Abbagnale, Rossano, nel mentre passato alla Canottieri Padova, vince sia ad Indianapolis nel 1994 che a Tampere nel 1995, presentandosi alle Olimpiadi del centenario di Atlanta ’96 con i favori del pronostico.
S’impara più da una sconfitta che da mille vittorie
Ma dagli Stati Uniti il quattro di coppia con Rossano, Alessio Sartori, Alessandro Corona e Massimo Paradiso torna con una medaglia di legno. E tanta rabbia in corpo. «Dopo Atlanta volevo smettere, volevo allontanarmi da un ambiente che mi aveva spremuto sia fisicamente che mentalmente”. Per fortuna del remo azzurro le analisi si fanno a mente fredda e in Rossano prevale la voglia di riscatto, di rivincita. Aveva un conto in sospeso con la sorte e in lui, più forte di prima, arde il desiderio di vincere le Olimpiadi.
«Mi sono reso conto di volere a tutti i costi l’oro olimpico, ma mi sono ripromesso di non fare più gli stessi errori che ci hanno portato alla disfatta statunitense. Su di noi c’era troppa pressione, si aspettavano che vincessimo come nei due anni precedenti. E né noi atleti, né i nostri allenatori abbiamo saputo gestire la pressione. Ogni piccolo problema diventava enorme. Appena la barca non andava come avrebbe dovuto, si aumentava il carico di lavoro. Uscendo dagli schemi avvertivamo la confusione dell’area tecnica, che invece di trasmetterci serenità, ci toglieva fiducia».
«Ma la cosa più importante che mi ha insegnato questa delusione è di esprimere le mie perplessità quando le cose non vanno come dovrebbero. Ad Atlanta abbiamo accettato passivamente ogni scelta dei tecnici consapevoli che andavano nella direzione sbagliata rispetto ai sogni di gloria. Pur rispettando i ruoli mi sono ripromesso di esprimere le mie opinioni qualora ce ne fosse stato bisogno».
È qui che l’autostima diventa consapevolezza. Il ragazzo si fa uomo. E se è vero che ogni atleta ha bisogno di una guida, è vero anche che un campione è guida di se stesso. Rossano sa cosa deve fare per raggiungere il suo sogno. E nessuno potrà mettersi tra il sogno e la realtà.
Sidney 2000 –I “Cavalieri delle Acque”
E infatti il nuovo quadriennio non potrebbe iniziare meglio. Arrivano, nel ’97 e nel ’98, due titoli mondiali che sanno di riscossa.
Ma il 1999, anno pre-olimpico arriva una sorpresa che sa di dejà vu. Fuori dalla finale per decimi ai Mondiali in Canada, dove si qualifica la barca per l’Olimpiade, ma dove sembrano riaffiorare i fantasmi di Atlanta. La paura di rifare gli stessi errori è tanta, ma memori dell’esperienza oltre oceano si trovano subito i giusti accorgimenti. La squadra parte immediatamente per l’Australia, complice la gara pre olimpica che sa tanto di vacanza. I ragazzi tastano con mano l’organizzazione che gli avrebbe attesi l’anno successivo.
Rincuorati da ciò che hanno visto, rientrano in Italia. E con loro le polemiche post Mondiali canadesi.
Il resto è storia.
A Sidney scende in acqua uno degli equipaggi più belli che la storia delle Olimpiadi ci abbia mai fatto vedere.
La vittoria del nostro quattro di coppia è tanto maestosa quanto elegante. Potenza ed armonia mai come sulle acque australiane si sono fuse per dar vita ad una cavalcata trionfale.
Per starci dietro i tedeschi scoppiano e si lasciano passare anche dall’Olanda.
Simone Raineri, Alessio Sartori, Agostino Abbagnale e Rossano Galtarossa scrivono una delle più belle pagine del canottaggio azzurro.
Vengono rinominati I Cavalieri delle Acque. E diventano Cavalieri della Repubblica.
A oggi, la loro, è l’ultima medaglia d’oro alle Olimpiadi per il canottaggio.
Atene 2004
In un attimo si arriva ad Atene 2004. Spinti dalla vittoria quattro anni prima, il quadriennio passa velocemente e Rossano, insieme al fedele Alessio Sartori, conquista un bellissimo bronzo in doppio.
In testa per oltre metà gara, si vedono passare prima dall’elegante Francia e poi dalla potente Slovenia.
Bronzo che chiude apparentemente la carriera remiera di Rossano. «Dopo Atene ero stanco. Mentalmente più che fisicamente. Il canottaggio è uno sport che ti chiede molto. E a trentadue anni, dopo tante soddisfazioni non avevo più voglia di affrontare ancora le fatiche che il nostro sport pretende».
E’ così che inizia a lavorare presso la Canottieri Padova come responsabile degli impianti.
Un addio mai dichiarato ufficialmente, ma Rossano inizia a lavorare con lo stesso impegno con cui remava. In poco tempo alla Canottieri viene apprezzato anche come dirigente.
Si arriva a Marzo 2006. La Nazionale intanto, assuefatta da dodici anni di Dott. La Mura, ha un nuovo Direttore Tecnico. GiuseppeDe Capua porta una ventata di aria fresca al movimento. Nuove metodologie di allenamento e nuovi test fisiologici. Dirigerò con autorevolezza, dice, non con autorità.
E così che, incuriosito dai nuovi metodi di valutazione, Rossano si risiede per la prima volta sul remoergometro dopo due anni e mezzo. Simula un test e per sua grande sorpresa scopre che starebbe tranquillamente in mezzo agli atleti che in quel momento erano convocati in Nazionale.
Consapevole delle difficoltà che avrebbe riscontrato accetta la sfida. La voglia è troppa. Rossano riprende seriamente, conscio che per lui sarà come ripartire da zero.
Nel frattempo De Capua confonde l’autorevolezza con l’autorità e viene silurato dalla porta principale.
La Nazionale passa ad Andrea Coppola, allievo e già collaboratore di La Mura.
Il 2007 è in salita per Rossano. A piccoli passi rientra nel giro dei possibili candidati alla maglia azzurra per i mondiali di Monaco di Baviera. Ma con la classe ed il talento non fa fatica a salire nuovamente sul quattro di coppia insieme a Ranieri ed ai vice campioni del mondo nel 2005 in doppio Federico Gattinoni e Luca Ghezzi.
Arrivano quarti, complice un vento contro che penalizza un equipaggio con Gattinoni e Ghezzi più agile che potente.
Pechino 2008
L’anno successivo Rossano è in gran forma. Al posto di Gattinoni e Ghezzi, salgono sul quattro di coppia Simone Venier e LucaAgamennoni che garantiscono più potenza ad una barca ritenuta troppo leggera fino ad allora.
All’Olimpiade di Pechino, in un clima torrido a dir poco, i nostri arrivano secondi, battuti solamente dalla Polonia che aveva dominato durante tutto il quadriennio.
Un argento che va ad arricchire ulteriormente la bacheca di Rossano che nelle dichiarazioni post gara scopre il suo lato umano. «Volevo ringraziare Ghezzi e Gattinoni che l’anno scorso ci hanno aiutato a qualificare la barca per questa Olimpiade. Non avrebbero fatto torto a nessuno se oggi ci fossero loro con noi a festeggiare. La vita è strana. Se in finale l’anno scorso ci fosse stato vento a favore, avremmo raggiunto il terzo posto. Che per le loro speranze di salire anche quest’anno sul 4 di coppia sarebbe stato un diverso biglietto da visita. Ancora grazie».
La Federazione Italiana di Canottaggio si rinnova. Un nuovo presidente ed un nuovo consiglio direttivo si apprestano ad iniziare un nuovo quadriennio che avrà come suo culmine l’Olimpiade di Londra 2012.
A De Capua viene data una seconda possibilità dalla nuova dirigenza. Avrà in mano la categoria Senior, di cui Rossano fa parte.
Rossano non smette, ma si prende un anno sabbatico attivo, in cui si tiene in forma.
Infatti nel 2009 riprende ad allenarsi con l’obiettivo di partecipare ai Mondiali. Primo appuntamento la Silver Skiff 2010 di Torino. Gara che vede sfidarsi sul Po, il 13 e 14 novembre, i migliori singolisti di tutto il mondo in una cornice suggestiva che solo la città della Mole ci sa dare.
Ma bisogna fare i conti con Madre Natura, che decide di complicare il rientro di Rossano.
Nella notte tra il primo e il due di Novembre il Bacchiglione rompe l’argine inondando gran parte del territorio padovano. La Canottieri Padova è sommersa. Barche, remoergometri e la struttura stessa sono completamente sott’acqua. I danni sono incalcolabili. Rossano, in qualità di responsabile degli impianti, carica che negli anni non ha mai abbandonato, è in prima linea per dirigere i lavori di recupero delle attrezzature.
Il suo rientro è solo rimandato. In qualche modo la Canottieri rialza la testa e solo grazie alle persone come Rossano e ai tanti soci e sostenitori del sodalizio che l’attività ricomincia. A rilento, ma ricomincia.
Rossano torna ad allenarsi e pian piano riacquisisce la forma necessaria che lo porterà nel 2011 a qualificare il quattro di coppia per l’Olimpiade di Londra piazzandosi al sesto posto ai Mondiali sloveni di Bled.
Nel 2012 Rossano è nuovamente in forma smagliante. A quarant’anni si appresta a partecipare alla sua sesta Olimpiade. Cambia lo stile alimentare e ottiene i suoi record in alcuni test fisiologici che confermano lo stato di forma con cui prepara alle gare londinesi.
La squadra azzurra però, non è brillante quanto lui. I risultati delle Coppa del Mondo non sono soddisfacenti e lo staff tecnico comincia ad andare in confusione sulle scelte da fare. Comprese come comporre gli equipaggi. Saltano i criteri selettivi. E la tensione incomincia a tagliarsi con il coltello.
Rossano passa da essere capitano della Nazionale, da esempio per i più giovani ed essere usato dalla federazione come uomo immagine per la stampa, ad essere riserva alle Olimpiadi.
«Lo venni a sapere da un giornalista che mi telefonò per chiedermi se fosse vero. Caddi dalle nuvole. Nulla era ancora deciso, per quanto ne sapevo. Non pretendevo di avere il posto assicurato, ma almeno mi aspettavo la correttezza di essere informato della scelta prima di renderla ufficiale. Ad oggi nessuno, dico nessuno, mi hai mai spiegato il motivo di quella decisione».
Rossano va a Londra e con la professionalità che ha sempre contraddistinto la sua carriera affronta la trasferta oltremanica con il solito impegno che il suo ruolo impone di avere. Non verrà mai utilizzato. Ma il suo esempio varrà più di mille parole per le generazioni che verranno.
Sei Olimpiadi, un oro, un argento e due bronzi.
Nella sua infinita carriera Rossano ha parlato più con i fatti, che con le parole.
Con l’esempio ha dato voce alle sue azioni.
Un campione che, nonostante l’amaro epilogo della sua carriera sportiva, ancora oggi mette la sua esperienza al servizio del suo sport, in modo che le nuove leve possano seguire le sue orme.
Oggi, Rossano, è consigliere della Federazione Italiana di canottaggio, oltre che Direttore di Sede alla Canottieri Padova.
Edoardo Verzotti
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