San Siro
Un monumento da vivere
Le prime luci a San Siro si accesero nel pomeriggio di domenica 19 settembre 1926, in scena l’amichevole tra il Milan di Piero Pirelli, cui si deve la costruzione dello stadio, e l’Internazionale di Senatore Borletti. Finì 6-3 per i nerazzurri.
Non fosse per il tono solenne delle cronache dell’epoca, a guardare la fotografia che campeggia in una delle teche del Museo di San Siro, sembrerebbe un calcio di periferia: erbetta rada ma semi-incolta, fisici morbidi e l’aria disorientata di chi non è abituato a giocare davanti a diecimila spettatori.
Oggi San Siro è un colosso da otto milioni di euro l’anno – tanti ne incassa il Comune di Milano per l’affitto dello stadio a Milan e Inter – il 70% dei quali investito in opere di miglioramento dell’impianto. Un tempio del pallone che vive oltre i 90 minuti della partita di calcio e si nutre anche della sua storia, grazie alla vivacità del museo e delle sue iniziative, gestiti dall’s.r.l. M-I Stadio. «Solo nella stagione 2011-2012 abbiamo accolto 223.000 visitatori» spiega la responsabile Simona Trovati «in gran parte stranieri già abituati a vivere lo stadio come un’esperienza che va al di là dell’evento sportivo, ma anche italiani ai quali stiamo facendo scoprire anno dopo anno, mediante un notevole lavoro di marketing e comunicazione, un tesoro nascosto all’interno di una delle loro città più rappresentative».
Con i suoi cimeli e i filmati proiettati nella sala cinema, il museo racconta oltre un secolo di calcio e di storia del costume, dai primi palloni di cuoio fino ai simboli dei trionfi odierni: la maglia più antica del Milan, il panciotto nerazzurro ricevuto in premio dai giocatori dell’Internazionale per il primo scudetto del 1910, cartoline con dedica, gagliardetti, targhette in metallo con l’effigie dei calciatori, bizzarrie come il 33 giri Twist, Milan twist o il mensile a fumetti per ragazzi interisti Le avventure di Bauscino. E poi i trofei internazionali, la galleria fotografica dei successi dei due club milanesi nel mondo, le maglie dei campioni più acclamati, da Gianni Rivera a Sandro Mazzola, da Paolo Maldini a Giacinto Facchetti. Una collezione privata che si è via via arricchita dei contributi dei tifosi e delle due società.
Un museo unico al mondo
Attualmente, il Museo di San Siro, nato solo nel 1996, è l’unico al mondo dedicato a due squadre, il primo museo di Milano in estate e uno dei primi in inverno nonché il secondo in Europa dopo il Camp Nou per affluenza. «Ma non ci fermeremo qui» promette Simona Trovati, che sulla scia del modello Barcellona intende trasformare la visita al museo da osservativa in esperienziale. «È un concept che già prende forma nella saletta multimediale» spiega «mediante il campetto virtuale inaugurato da Baresi e Corso, un trivial sulla storia delle due squadre e una bacheca interattiva che consente al visitatore di fotografarsi all’interno del museo. Un piccolo assaggio di ciò che vogliamo realizzare nell’ambito del progetto di sviluppo dello stadio».
I lavori, che la scorsa estate hanno portato al trapianto di erba mista (60% naturale e 40% sintetica) sul terreno di gioco, prevedono l’ampliamento dello spazio destinato al museo già per la fine del 2013, quando saranno pronti anche i nuovi servizi igienici e un nuovo store Inter-Milan di metratura doppia rispetto all’attuale. Nel 2014 verrà costruito anche un ristorante in vista dell’inaugurazione della fermata della metropolitana, progettata per il 2015.
Prospettive europeistiche per uno stadio pianificato sul modello inglese ma profondamente radicato nel territorio, sorto accanto all’Ippodromo cittadino e a una chiesetta da cui prende il nome, andata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua storia è uno degli highlights del tour organizzato dall’équipe museale attraverso l’impianto, lungo le gradinate fino alla sala stampa e alle stanze segrete: gli spogliatoi. Spartano quello dell’Inter, dalle tinte energiche quello del Milan. Nulla è più inviolabile nello stadio che lo scorso maggio, in occasione della sua terza Notte Bianca, ha aperto agli appassionati persino i cancelli del campo. Centinaia di tifosi a calcare l’erbetta sacra segnata dalle mille sfide che hanno contribuito a far grande Milano. «Un altro modo» afferma Simona Trovati «per dire che San Siro appartiene alla città e alla sua gente. Tutti i giorni».
Graziana Urso
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