Graziano Mancinelli
Il Cavaliere degli ostacoli
Gli ostacoli per un uomo sono un po’ come il sale per le minestre: danno il giusto sapore. Ognuno di noi deve affrontarne diversi nel corso della vita, talvolta incespicando, oppure crollando o, al contrario, facendo un bel percorso netto. Graziano Mancinelli amava e praticava lo sport che trovava negli ostacoli, quelli veri, lo spunto necessario per vincere: era infatti un asso dell’equitazione, specialità salto ad ostacoli.
Nel corso di tutta la carriera, ne ha superati un numero incalcolabile, e sempre con la grazia e quel guizzo artistico quasi magico che lo hanno contraddistinto; solo il destino gli ha presentato un conto troppo salato. L’ostacolo che l’ha stoppato si chiama AIDS, e per giunta anche a margine di situazioni giornalistiche che hanno ferito lui e i suoi cari, in un mondo come il nostro in cui giudicare e condannare in fretta è l’hobby per antonomasia. Ma noi amiamo solo parlare di sport, e non è poco.
Graziano nacque a Milano il 18 febbraio 1937 da una famiglia molto umile, che faticava ad andare avanti. Il padre si trasferiva spesso per lavoro, e fu così che a Roma, quasi per sbaglio, la famiglia Mancinelli si ritrovò a contatto con i cavalli. Il piccolo ne rimase affascinato, quasi fulminato; era addirittura contento di svolgere i lavoretti che gli venivano affidati, come montare i cavalli più insidiosi, curarli e soddisfare tutte le esigenze di una scuderia. Gli istruttori più accreditati, come ad esempio il leggendario colonnello Giuseppe Chiantia, riconobbero all’istante le sue doti e lo etichettarono come rivelazione e stella emergente. Tutti titoli meritati, visto che a 15 anni Mancinelli cominciava a vincere gare su gare, e spesso con cavalli non di sua proprietà: venne soprannominato Il Cavaliere. La passione è indiscutibilmente l’arma in più per migliorare, e per il giovane Graziano fu quasi naturale, addirittura scontato, affinare la sua abilità nel corso degli anni. E le soddisfazioni arrivarono puntuali.
Leggenda
Il primo successo internazionale fu l’oro individuale ai campionati europei nel 1963, proprio a Roma e in sella alla grigia irlandese Rockette (con cui si aggiudicò pure il bronzo all’Olimpiade di Tōkyō del 1964). Graziano Mancinelli si apprestava quindi a raccogliere tutto quello che aveva seminato, e il suo nome nel mondo equestre era oramai conosciutissimo al punto da eguagliare due miti della nostra equitazione, i fratelli D’Inzeo. Lo scalino definitivo che consacrò Graziano alla leggenda divenne realtà solo nel 1972, ma le attese più lunghe sono anche le più dolci. Olimpiade di Monaco: medaglia di bronzo a squadre e soprattutto medaglia d’oro individuale, e sempre col grigio irlandese Ambassador come fido pretoriano. Due anni prima, nel campionato mondiale del 1970 a La Baule, si era dovuto accontentare di una comunque prestigiosa medaglia d’argento, accompagnato da Fidux (baio tedesco).
Tanti cioccolatini gustosi, che lo riempirono d’orgoglio e rappresentarono una rivincita su qualche amarezza del passato; su tutte, la mancata partecipazione all’Olimpiade del 1960 a Roma in quanto professionista: una delusione scottante, ma poi riscattata con gli interessi.
L’inesorabile trascorrere del tempo e degli anni non affievolì la sua dedizione ai cavalli; impossibile accantonare i propri sentimenti. Graziano continuò a gareggiare e vincere (grande impresa nel 1985, quando a 48 anni suonati vinse la Coppa delle Nazioni a squadre) e, nello stesso tempo, divenne parte integrante della federazione. Il Cavalier Mancinelli fu commissario tecnico della Nazionale di equitazione e più volte presidente del Comitato lombardo FISE.
Persino San Francesco, nel suo Cantico delle Creature, parlava di Sorella Morte come di un ostacolo insormontabile per ogni uomo vivente; ma il suo era anche un atto di fede e speranza per chi della vita ha sempre avuto il giusto rispetto. Graziano, che a 55 anni ci ha lasciati troppo presto (8 ottobre 1992), non solo ha avuto ma ha dato tantissimo, e lo sport azzurro può essere onorato di aver avuto un campione come lui. Il cuore, l’anima e un cavallo oltre ogni ostacolo: questo era l’immenso Graziano Mancinelli.
Lucio Iaccarino
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