Joe Bugner
Un pugile da pellicola
In oltre cento film, quasi tutti da protagonista, Bud Spencer (al secolo Carlo Pedersoli) avrà preso a cazzotti uno sconfinato numero di cattivi o presunti tali, energumeni o pistoleri da strapazzo. E quei suoi pugni andavano puntualmente a segno, devastando l’avversario e seguendo sceneggiature conosciute in mille salse ma sempre apprezzate dal pubblico di tutte le età. Dopo una puntigliosa ricerca, si è scoperto che solo uno è riuscito davvero a tenergli testa: Joe Bugner. Questo ragazzone dalla vigorosa e vistosa zazzera bionda ha recitato con l’attore napoletano in diverse circostanze ed era il classico antagonista burbero e facinoroso. Chiariamo subito che non ha mai steso Bud, però spesso i registi hanno scelto lui per farlo barcollare, anche se solo per un istante. In “Lo chiamavano Buldozzer” Bugner interpretava Orso, e i due diventano addirittura amici proprio perché, come candidamente ammetteva Joe: «Quando uno mi picchia io mi ci affeziono». Quello che non tutti sanno è che Jozsef Kreul, il vero nome di Bugner, nella vita non solo è stato un vero pugile, ma molto di più. Un campione autentico, per qualche addetto ai lavori uno dei migliori pesi massimi non di colore nella storia del pugilato. Ha collezionato vittorie di prestigio e vinto titoli importanti, riuscendo a giocarsela alla pari con Muhammad Ali e Joe Fraizer. E con loro non era in un set cinematografico, ma su un vero ring: faccia a faccia con due leggende che riuscirono a sconfiggerlo solo ai punti.
Esordi da campione
Jozsef Kreul Bugner nacque il 13 marzo del 1950 in Ungheria, a Szoreg. Da piccolo, come ricorda la mamma in un memoriale, mangiava e si rinforzava come un orso: e guardando le foto di Joe da grande, come si può darle torto? Insieme ai genitori e ai fratelli fu subito costretto a conoscere gli aspetti più bui e angosciosi della vita: il regime comunista, che spadroneggiava in Ungheria, costrinse la famiglia ad emigrare e a stabilirsi in Inghilterra, nel Cambridgeshire. Piccolo, ma già aggressivo e spigoloso, Joe Bugner diventerà britannico naturalizzato australiano. Si integra benissimo nella nuova dimensione, da bambino prova diversi sport, poi resta folgorato dal pugilato: grazie alla scuola comincia a innamorarsi del ring e, privatamente, si allena duramente per ore e ore. A 14 anni Joe vince i campionati giovanili annichilendo avversari più grandi ed esperti di lui: massiccio e maestoso, è però sorprendentemente veloce nell’azionare un gancio destro devastante. Approda al professionismo non ancora maggiorenne, qualche mese dopo arriva il primo match vero della sua carriera. A Londra, nell’autunno del 1968, Joe Bugner manda subito al tappeto Vic Moore: vittoria alla prima ripresa.
Combatterà fin quasi a 50 anni suonati, esprimendo sempre uno stile solido e una base tecnica su cui pochi avrebbero scommesso: Bugner era corretto, professionale ma anche estremamente esigente, soprattutto con se stesso. Joe, che pesa esattamente 99 Kg ed è un armadio di 195 cm , visse il primo periodo di grazia all’inizio degli anni Settanta, quando arrivò il primo titolo ufficiale: la corona Ebu dopo uno splendido match con Juergen Blin, messo al tappeto alla settima ripresa. Di prestigio, qualche mese prima, anche il netto successo su Chuck Wepner: forse fu proprio questo il primo vero trampolino di lancio. Il ghigno di Joe Bugner, la capacità di soffrire e un bel filotto di vittorie consecutive (riuscì a difendere il titolo fino al 1973) gli regalarono la giusta ribalta. Eccoci arrivati al paradosso: Joe Bugner perse gli incontri più importanti della sua vita, ma furono proprio quelli a dargli la qualifica di “Campione vero”. Nel 1973 e nel 1975 si ritrovò due volte a sfidare Muhammad Ali e in entrambe le circostanze perse ai punti, mettendo in mostra coraggio, grinta e guizzi che misero persino paura alla leggenda delle leggende. Scintille e colpi proibiti, un bianco che non finiva al tappeto contro Cassius era davvero un’impresa. Ecco perché le 12 riprese a Las Vegas e le 15 a Kuala Lumpur, con in ballo il titolo WBC e WBA, hanno un retrogusto dolce, anche se per Joe perdere era come inghiottire pezzi di vetro o cocci aguzzi: difficili da digerire.
L’incontro del 1975, quello in Malesia, fu uno degli eventi sportivi più eccitanti dell’anno: Ali come di consueto danzava come una farfalla e andava all’attacco appena ne intravedeva la possibilità, Bugner non si scomponeva quasi mai, soffriva come un Cristo che porta la sua croce e reagiva con veemenza. I due combatterono in un ring all’aperto, davanti ad un pubblico estasiato e numerosissimo: un pugilato d’altri tempi.
Dal quadrato al grande schermo
Dopo i match contro The Greatest venne anche il combattimento con Joe Frazier, altro mostro sacro che aveva fra l’altro battuto lo stesso Cassius Clay: Bugner perse nuovamente ai punti dopo 12 combattutissime riprese. Il percorso sportivo di Joe Bugner, comunque, fu costellato soprattutto di vittorie e dalla ricerca costante del miglioramento tecnico e tattico. Ricordiamo un suo storico successo in Italia: a Bologna, per il titolo europeo, non lasciò scampo all’idolo di casa Dante Cané, soprannominato Il Gigante Buono. Il nostro peso massimo (dieci volte campione italiano) fu schiacciato come una nocciolina e finì KO alla quinta ripresa. Il mondo, e tutto quello che c’è dentro, è sempre stato troppo piccolo per Joe Bugner: viaggi intercontinentali, avventure esotiche, combattimenti dappertutto. Alla fine degli anni Settanta si concretizza il boom della sua attività cinematografica: il tanto celebrato matrimonio con Bud Spencer frutta cinque film cult per gli appassionati. Nel 1978 Lo chiamavano Bulldozzer e a seguire Uno sceriffo extraterrestre poco extra e molto terrestre (1979), Chissà perché capitano tutte a me (1980) e Occhio alla penna (1981): tutti per la regia di Michele Lupo. Lo spartito del suo personaggio, il picchiatore e incassatore, era goduria pura per i tanti fans di quelle pellicole. Del resto, Bugner ha interpretato anche Io sto con gli ippopotami (1979, regia di Italo Zingarelli), dove insieme a Bud c’è anche il gemello Terence Hill. Con l’attore veneziano, tuttavia, nessun contatto in scena: troppi centimetri di differenza? Joe ha partecipato, inoltre, anche a reality e numerosi programmi televisivi, ma non ha mai mollato i guantoni da boxe.
Date, numeri e circostanze sono capaci ancora di sorprenderci: a 45 anni suonati tornò sul ring e riuscì a sconfiggere Vince Cervi per il titolo australiano. Seguirono altri successi consecutivi fino al titolo WBF di tre anni dopo. Forse il peso specifico di queste vittorie non era tale da guadagnare le prime pagine dei giornali, ma è comunque da apprezzare. Anche perché racchiude i veri valori dello sport secondo il pensiero di Joe Bugner: la passione, l’emozione di una vittoria sudata, la grinta e la voglia di rialzarsi dalle difficoltà. Ufficialmente in carriera vanta 69 vittorie, 41 KO; 13 sconfitte e un incontro pari. Al posto dei numeri, però, Joe ama spesso ripetere quello che gli disse Bud Spencer in Bulldozzer: «Vedi, amico. Nella vita c’è sempre uno più forte di te: e questo vale anche per me!».
Lucio Iaccarino
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