Le Goitschel
Sorelle vincenti
Se in famiglia le rivalità fraterne possono inasprire le relazioni, tanto da portare a guerre fratricide, nello sport quelle stesse rivalità possono volgersi al positivo con sfide costruttive sui campi di gara. La rivalità delle sorelle Williams ha guadagnato le prime di copertine specialistiche e non, ma non sono l’unico caso.
Ci sono stati nel calcio i fratelli Baresi, uno con bandiera rossonera, l’altro con bandiera neroazzurra; ma anche Filippo e Simone Inzaghi, Kevin-Prince e Jérôme Boateng, i fratelli de Boer; Michael e Ralf Schumacher nel circus; nel rugby i due fratelli Bergamasco e i sei fratelli Spanghero; nella boxe Leon e Michael Spinks; i Gasol nel basket; le sorelle Mowen nel beach volley; i fratelli Murray nel tennis, con il minore che si prende sempre più spazio; nel pattinaggio artistico Sinead e John Kerr che gareggiavano in coppia, trascinandosi accuse d’incesto…
Per la Francia “le sorelle” sono le Goitschel, Christine e Marielle, originarie della Val d’Isère, un anno di differenza l’una dall’altra: il loro nome negli anni Sessanta contribuisce a creare il mito della Francia campione delle nevi.
Il mondo dello sport sente per la prima volta il nome Goitschel durante i campionati del mondo di sci alpino che si disputano a Chamonix. È il 1962. È Marielle, la più piccola, ad aprire la pista alla sorella Christine, che non tarda a raggiungerla sui podi. Ha sedici anni e qualche mese e vince la combinata, arriva seconda nello slalom e quarta nel gigante.
Ai Giochi Olimpici del 1964, che si svolgono a Innsbruck, le due sorelle sono le favorite, soprattutto Marielle che è la prima a essere entrata nell’élite mondiale.
E invece è Christine, giunta alle Olimpiadi con tre titoli conquistati ai campionati di Francia e un terzo posto nel gigante a Garmish qualche settimana prima dei Giochi austriaci, a finire davanti alla sorella.
La disciplina è quella prediletta: lo slalom. La gara si svolge il 1 febbraio: Christine ha la pettorina numero 14, Marielle la numero 1. Il cronometro si ferma un secondo e mezzo prima per Christine. È lei la prima francese a diventare campionessa olimpica di sci.
Due giorni più tardi si disputa la gara del gigante: si ripete la rivalità tra sorelle, ma il risultato è inverso. È Marielle che vince davanti a Christine, curiosamente con il pettorale numero 14.
Le sorelle Goitschel firmano così un doppio inedito. E rinforzano la dose con l’oro che Marielle vince nella combinata (che vale per il campionato del mondo ma non è disciplina olimpica).
L’Austria rosica un po’.
La muta e la chiacchierona, l’acqua e il vino, la riflessiva e l’irruenta: Christine e Marielle si combinano dentro e fuori le piste. Si stimolano, si spingono a superarsi. E il loro tenero abbraccio con bacio fraterno dopo il trionfo di Christine è l’immagine dell’unico, inarrivabile amore tra sorelle. Così simili nei loro cappellini e nelle loro tute coprenti, così radiose con le medaglie al collo, forti della loro giovinezza, 18 anni una, 19 l’altra, conquistano ogni simpatia.
Il generale de Gaulle saluta il trionfo con un telegramma: «Sappiate, Mesdemoiselles, che siamo tutti fieri della vostra vittoria».
È il risveglio francese delle nevi: ai successi delle sorelle va aggiunto l’oro di François Bonlieu nello slalom gigante e l’argento di Léo Lacroix in discesa libera.
È una levata politica che conduce la Francia all’apogeo: i Giochi Olimpici di Grenoble del 1968.
In casa è l’isteria: le sorelle vengono ricompensate con la Legion d’onore, lo sci guadagna una visibilità mediatica insperata mentre sulle due piovono onorificenze.
La neve è un oro bianco su cui costruire una nuova economia: manodopera locale, artigiani e tecnici specializzati, costruttori di stazioni sciistiche, poteri pubblici e politici, investimenti finanziari, lavoro per paesi alpini.
La stella delle sorelle Goitschel continua a brillare, soprattutto quella della più giovane, Marielle, che incastona splendide vittorie ai campionati del mondo del 1966.
In terra cilena, a Portillo, una meseta a tremila metri sul livello del mare, Marielle vince il gigante e la combinata e si piazza al secondo posto nello slalom e nella discesa libera. In quest’ultima gara è dietro a Erika Schinegger, campionessa austriaca dai capelli mossi e dalla voce profonda. La Schinegger si getta letteralmente alla rincorsa del tempo della Goitschel e la batte di un ottavo di secondo. In Austria è portata in trionfo: eletta atleta dell’anno, riceve costosi regali e proposte di matrimonio.
L’anno successivo, in vista di Grenoble 1968, il Comitato Olimpico Internazionale determina che le atlete debbano sottoporsi a un test di femminilità: sorpresa, tra la nazionale austriaca si rileva una saliva maschile.
Si tratta di Erika, nata e cresciuta come donna, ma con i cromosomi di un uomo. Da esami complementari si scopre che di uomo ha anche gli organi maschili, cresciuti internamente. Lo pseudoermafroditismo porta alla sua squalifica: niente Grenoble. Trent’anni più tardi, nel 1996, le viene revocata la medaglia iridata dei campionati del mondo: la classifica della discesa libera di Portillo 1966 va modificata e il titolo di campionessa del mondo è consegnato a Marielle Goitschel, che l’aggiunge al suo ricco palmarès.
Quanto a Erika, a 21 anni sarà operata e con il nome di Erik conoscerà le gioie della paternità. Una biografia dal titolo La mia vittoria su me stesso: l’uomo che diventò campionessa del mondo, ripercorre quella scioccante scoperta del CIO con tutti i tormenti del caso.
A Grenoble 1968 Christine non ci sarà: si deve arrendere a una rovinosa caduta. «Fu un periodo molto duro», ricorderà in seguito. Dalla notorietà alla resa del corpo. Ma discreta e perseverante, manterrà il suo nome legato al mondo dello sci.
Quanto a Marielle, a Grenoble il nome Goitschel viene in parte offuscato dalla straordinaria tripletta di Jean-Claude Killy che vince anche la combinata valida per il campionato del mondo. Marielle si aggiudica lo slalom che le era sfuggito quattro anni prima, seguita al terzo posto da un’altra francese, Annie Famose.
In Francia è l’apoteosi: in Val d’Isère Killy e la Goitschel vengono accolti con fanfare, fiori, coriandoli, stelle filanti e flash delle macchine fotografiche; vengono fatti sfilare su un carro; i festeggiamenti durano sino a notte fonda, tra ali festanti di villeggianti e appassionati che indossano maschere coi volti dei lori beniamini.
Marielle lascia trapelare false voci su un’eventuale storia d’amore tra i due.
Lo sci è definitivamente un fatto sociale.
Dopo Grenoble, le Goitschel decidono di ritirarsi. Hanno rispettabilmente 23 e 24 anni.
È un ritiro agonistico, non sportivo. Occorre precisare che Christine e Marielle sono i pilastri di una dinastia che ha lo sport per religione: il padre Robert aveva giocato per l’Olympique Marseille negli anni Venti; Patricia, la terza sorella, è campionessa nazionale di sci e il nipote, Philippe, sarà quattro volte campione del mondo e medaglia d’argento ad Albertville nel 1992.
Christine e Marielle si ritirano all’apice della fama. Ma non spariscono dal panorama innevato francese: Christine costruisce in Savoia la stazione sciistica di Val Thorens assieme all’allenatore divenuto marito, Jean Béranger. Béranger sarà presidente delle Federazione francese di sci. I negozi Goitschel crescono.
Marielle farà l’insegnante di sci sino al 2000, quando, traferitasi in Corsica, si darà alla politica. Senza mai rinunciare a qualche partecipazione televisiva come opinionista sportiva.
«Mi sento più mediterranea che di montagna. E la Corsica unisce entrambi i tratti», spiega nelle interviste.
Le sorelle si riuniranno per scrivere il loro libro. Un tandem sportivo e mediatico che funziona tutt’oggi. Indissociabili.
Melania Sebastiani
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“(del)l’unico, inarrivabile amore
tra sorelle”:
questa lettura nella lettura è…vincente!