Fabrizio Donato si racconta

Fabrizio Donato, bronzo a Londra 2012

Fabrizio Donato, bronzo a Londra 2012

 

Un campione allo specchio

L’anno appena trascorso è stato strepitoso, forse anche oltre le mie aspettative: tra i vari successi, mai mi sarei sognato di battere il campione olimpico, Christian Taylor, nella finale della Diamond League di Zurigo. Certo, Londra 2012 resta l’emozione in “alta definizione”, di livello qualitativo oltre lo standard. Le difficoltà sono state tante, ma è proprio per questo che la mia medaglia per me ha ancora più sapore.

Gestire dei dolori (schiena, tendini) prima di un’Olimpiade non è stato semplice, ma i veri campioni si vedono nei momenti critici. Il caso di Alex Schwazer è stato un «fulmine a ciel sereno», ha sconvolto il villaggio olimpico, ma non potevo disperdere energie, avevo altro a cui pensare: l’indomani avevo la mia qualificazione olimpica. Dovevo controllare la tensione pre-gara e, credetemi, non è semplice: ci vuole la giusta concentrazione, senza esagerare né in una direzione né nell’altra. Può essere un’arma a doppio taglio. Ma questa volta sono stato bravo, mi sono presentato in finale carico come non mai: al primo salto ho fatto capire agli avversari che avrei venduto cara la pelle, sfoderando la mia migliore serie di salti di tutti i tempi e portando a casa una pesantissima – lo è anche materialmente – medaglia. Forse la mia esultanza può essere sembrata un po’ eccessiva, ma per me è stata una liberazione, il sogno di sempre che si realizza.

Dopo Londra la vita è cambiata, anche se ho cercato di rimanere me stesso, sfruttando l’occasione per dimostrare ai più giovani che bisogna sempre credere in sé stessi e non arrendersi mai, bisogna coltivare i propri sogni e crederci fino alla fine. L’atletica italiana non sta vivendo un periodo felicissimo, anche se siamo stati un po’ sfortunati: se Antonietta Di Martino e Andrew Howe non si fossero infortunati, forse oggi non parleremmo di crisi. Poi è chiaro che l’atletica ha bisogno di giovani atleti e forse bisogna coinvogere un po’ di più le scuole e le famiglie, che sono la prima linfa dello sport.

Donato in Azione (© Getty Images)

Donato in Azione (© Getty Images)

 

Io mi ritengo un ragazzo fortunato, la mia carriera è iniziata con i Giochi della gioventù, con una famiglia sempre presente, e dal 1995 è proseguita con un grande gruppo sportivo, quali le Fiamme Gialle. Alcune volte le favole si trasformano in realtà.

Per l’imminente futuro vedo ancora la pedana del salto triplo, mi sento giovane e competitivo. Nel mio medagliere manca una medaglia mondiale: chissà che a Mosca, nel 2013…

Fabrizio Donato
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