Martina Grimaldi
L’antidiva del nuoto italiano
Dieci. Un numero tondo, un numero che affascina. Dieci, un numero che porta fortuna, talvolta. Specie nello sport. Ne ha portata anche al nuoto italiano in una emozionante giornata londinese di neanche un anno fa.
Giovedì 9 agosto 2012. Il Serpentine’s Lake di Hyde Park, uno specchio d’acqua verde per le alghe in sospensione, ma pulitissimo, quasi potabile, regala a Martina Grimaldi l’immensa gioia di un podio olimpico. E regala agli italiani l’immagine intensa e commovente di una solare ragazza di Bologna che tiene testa per 10 km a ventiquattro atlete dal cuore grande come la grinta che ci mettono ad ogni bracciata. Una ventitreenne coraggiosa, con il numero dieci stampato sul dorso delle mani e sugli avambracci, proprio sotto a cinque cerchi olimpici.
Non è una passeggiata, nuotare per diecimila metri. Ché poi, diciamolo pure, se uno cerca uno sport tranquillo, il nuoto in acque libere può serenamente lasciarlo perdere. In gara si gioca spesso al limite del regolamento, con strattoni pesanti, piedi bloccati da dietro, qualche colpo basso.
Quel giovedì l’acqua è fredda, diciannove gradi, uno in più di quelli che fa registrare il pomeriggio londinese, terso, ma decisamente non proprio caldo. Un percorso molto tecnico, il Serpentine, che impone cattiveria e virate strette. Ci sono da percorrere quasi sei giri da millesettecento metri. Un’eternità, scandita da bracciate come tic tac d’orologio. Bracciate che la fatica e la tensione rendono un calvario, quando il cuore accelera i battiti e il respiro sempre più difficoltoso deve farsi strada tra i tuoi polmoni esausti e gli spruzzi degli altri.
Martina parte bene, nel gruppo di testa. Tutta la gara a tallonare la fortissima ungherese Éva Risztov, una lunga teoria di medaglie mondiali ed europee in piscina alle spalle. Giro dopo giro, a soffiarle sui piedi o a inseguirla da vicino, per farle capire che per la vittoria c’è anche lei, Martina, che la sua serie di trionfi e di medaglie l’ha pure ottenuta, e qui a Londra intende allungarla. Seconda dunque, la bolognese, ma davanti a quelle che contano, la tedesca Angela Maurer, la britannica idolo di casa Keri-Anne Payne, l’americana Haley Anderson. A milleottocento metri dall’arrivo, l’ungherese innesta un’accelerazione impressionante, e solo Martina resiste. Emozioni olimpiche. Quando Olimpia è Olimpia sul serio, e lo sport è sport vero, da vivere sulla pelle, da sentirti esplodere nell’anima.
Così, tutti a tifare per lei, come potesse sentirci davvero, come se potessimo spingerla con il pensiero attraverso quelle acque verdi e pulite, come se le urla davanti ai televisori potessero riempire l’Hyde Park e portare con loro la ragazza di Bologna. Vai Martina, resisti, non farti staccare. E Martina resiste, ci mette tutto il suo coraggio e tutta la forza che ancora le rimane. Cede poco a poco, non può fare di più. Ma resiste, non vuole crollare. E non crolla.
Poi, a quattrocento metri dall’arrivo, qualcosa si rompe nella magiara, che inizia a rallentare. Haley Anderson, nome da Baywatch e fisico possente, è pronta ad approfittarne, portandosi in scia la nostra Martina, stanca ma ancora combattiva e decisa alla lotta.
È un finale da cardiopalma, di quelli che le cronache del giorno dopo faticano a raccontare e che vorresti rivivere dieci, cento volte, tanto è esaltante. L’ungherese e la californiana sono spalla a spalla, quasi senza respirare, due corpi in un fazzoletto. Ne ha ancora, Éva Risztov. Vince. E Martina, la grande, meravigliosa Martina, subito lì, a un soffio, che si batte con l’inglese per il podio, e poi l’ottiene, quel podio sospirato e voluto. Strappato quasi alla Winston Churchill, con blood, sweat and tears, che tanto siamo a Londra e si può dirlo senza timore.
I ricordi di quel giorno, Martina li ha ancora netti, e come potrebbe mai abbandonarli? «Il 9 agosto 2012… Forse uno dei giorni più lunghi della mia vita. Avevo puntato la sveglia alle 7 e 30, ma mi sono svegliata un’ora prima e a dire il vero non avevo dormito neanche troppo. Quando sono arrivata ad Hyde Park non c’era ancora tanta gente, ma quando poi sono uscita per la presentazione era pieno!».
Già, hanno stimato più o meno 100.000 spettatori presenti, forse il massimo raggiunto dall’Olimpiade londinese. Un po’ d’effetto l’avrà fatto… «In realtà non mi aspettavo tutta quella gente, così ho cercato di non farci tanto caso. Poco dopo è iniziata la gara, ho lottato fino alla fine e beh… è andata bene. E poi io e Fabio ce ne siamo andati a festeggiare a Casa Italia. Insomma tra una cosa e un’altra sono andata a letto che erano le 2 e 30 di notte».
Fabio è Fabio Cuzzani, l’allenatore di Martina Grimaldi. Un diploma da perito tecnico, nuotatore dal passato che lui definisce “piuttosto scarso”, Fabio segue Martina da quando, a tredici anni, era un’atleta molto promettente, ma del tutto da maturare. Saggio quanto un filosofo antico, il quarantaquattrenne tecnico. Capace di esaltare un bronzo europeo più di una vittoria mondiale, perché vincere può anche essere una cosa facile, ma confermarsi è sempre difficile. Con i suoi allievi (su tutti Marco Orsi, velocista dalle enormi potenzialità) ha un rapporto che va oltre quello dell’allenatore. È amico, consigliere, fratello maggiore se occorre.
Di Martina dice che è una cui basta affidare un compito per vederlo eseguito. Un grosso complimento, fatto da lui, per un modo di affrontare la vita da sportiva che la ragazza vede come una cosa naturale: «All’inizio diciamo che devi prendere un po’ il ritmo scuola-allenamenti… Però se ti piace lo sport che fai, se lo ami davvero, ti abitui in fretta. Sì, forse alcune volte non puoi uscire con i tuoi amici, ma io non li chiamo rinunce o sacrifici».
E la ragazza bolognese il suo sport lo ama sul serio, da quando, qualche anno fa, ha compiuto il salto dalla piscina alle acque libere: «Come mi sono avvicinata al nuoto di fondo? Beh, direi in modo abbastanza semplice. Già da piccola in piscina facevo le gare più lunghe, poi nel 2005 ho provato a fare le prime gare in acque libere e sono stata convocata per l’Europeo juniores sulla 5 km. Nel 2006 ci ho riprovato e mi sono qualificata per gli Europei di Budapest. Continuo sempre a fare le gare in piscina, però poter fare delle gare in mezzo alla natura è bellissimo».
La Grimaldi non lo dice, ma anche in piscina continua a farsi valere, e alla grande. Come a Riccione negli Assoluti, dove il 7 marzo 2012, pochi mesi prima dell’Olimpiade, si è laureata campionessa italiana dei 1500 s.l., con il non disprezzabile crono di 16’27”77.
Primi anni da fondista già pieni di soddisfazioni, dunque, ma ci sarà stato un momento in cui Martina ha capito di essere sulla strada giusta, di potercela fare… «Beh, sai, ho sempre lavorato per cercare di migliorarmi, ma sinceramente non ho capito che potevo farcela prima di una gara. Roma 2009 è stata la mia prima medaglia mondiale, e sono rimasta un po’ sorpresa, non me l’aspettavo proprio. Forse è lì, dopo la medaglia, che ho realizzato che tutto il lavoro fatto aveva dato grandi frutti».
Già, Roma 2009, 10.000 metri, un momento magico: «Uno dei ricordi più belli… Certo, Londra sicuramente, ma anche Roma 2009 da dove tutto è iniziato!».
Gara esemplare, questa, giocata sul filo dei nervi e con la massima concentrazione. Martina approfitta delle buone condizioni del mare, dopo che si era tanto temuto per un meteo avverso, per partire subito nel gruppo di testa. Con una distribuzione intelligente delle proprie forze, riesce a controllare le avversarie, e ad impedire, nel difficile finale, il ritorno in particolare della tedesca Maurer. Un bronzo che vale oro, che proietta forse inaspettatamente la Grimaldi nell’Olimpo della distanza, anche se in realtà già nel 2008, agli Europei di Dubrovnik, era salita sul secondo gradino del podio nei dieci chilometri, sfiorandolo anche nei venticinque.
In quell’Olimpo la bolognese prende alloggio in pianta stabile, e l’anno dopo, nel 2010, a Roberval in Canada, mette tutte dietro di sé, e sale finalmente sullo scalino più alto… con la piacevole aggiunta di un bronzo europeo sui 25 km, ottenuto a Budapest.
Poi, una serie di medaglie, dall’argento dei mondiali di Pechino, ai trionfi continentali di Eilat 2011 e Piombino 2012, dove per altro conquista nuovamente il bronzo nella 25 km. Tutti risultati di estremo prestigio, che fanno di Martina Grimaldi una delle più grandi speranze azzurre in vista di Rio 2016: «Certo, Rio 2016 sarà l’obiettivo per il quadriennio, ma mancano tre anni e poi prima, nel 2015, bisogna qualificarsi… Quindi per ora pensiamo a Barcellona!».
Barcellona. Il Mondiale 2013 che la squadra azzurra sta preparando in questi giorni. Una preparazione meticolosa, curata nei particolari da uno staff tecnico intelligente e appassionato, e durante la quale gli atleti, e Martina in particolare, cercano di gestire al meglio le attese che inevitabilmente si sono create attorno ad una selezione sempre più quotata: «Per preparare un mondiale si lavora tutto l’anno e tanto, facendo parecchi collegiali. Ora stiamo praticamente affinando la preparazione a Piombino. Io cerco di non sentire troppe pressioni, o comunque cerco di isolarmi un po’».
Resta il fatto che, dopo l’indimenticabile bronzo di Barcellona, la nuotatrice felsinea è diventata un personaggio conosciuto, e il nuoto di fondo ha coronato un’inarrestabile ascesa iniziata già da qualche anno, imponendosi come un patrimonio della cultura sportiva italiana: «Mah, io penso che comunque sia considerato ancora un po’ il fratello minore del nuoto. Sì, è vero, è molto più visibile di un tempo, ma manca ancora qualcosa…».
Non si può che concludere con un accenno al futuro, personale e della squadra: «Sono scaramantica quindi non mi sbilancio su Barcellona: comunque gli obiettivi immediati saranno quelli di fare un bel mondiale… Per Rio 2016 lo scopo sarà quello di prepararsi al meglio!».
Martina Grimaldi, che ha conquistato l’Italia con la sua simpatia genuina, da antidiva. Martina Grimaldi, un’atleta seria e modesta che ha conquistato il nuoto con la sua forza e la sua classe. E che, c’è da scommetterci, ha in serbo tante altre sorprese per il nostro sport.
Danilo Francescano
© Riproduzione Riservata
(intervista raccolta nel mese di luglio 2013)
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