Elia Luini
Una vita da canottiere
«…Che se poi mi chiedi qual è il momento che ricordo con più piacere di tutta la mia carriera sportiva, beh, non ho dubbi. Sicuramente la medaglia d’argento all’Olimpiade di Sydney. L’Olimpiade è veramente qualcosa di speciale e di unico!».
Già. Vedere la bandiera del tuo paese salire su un pennone di Olimpia e sapere che sta salendo per merito tuo, è una cosa che ti spazza dentro come un vento impetuoso.
Un vento intriso di emozioni, in cui si mescolano per istanti senza fine sentimenti che non sai neanche spiegarti. Che magari neppure immaginavi di poter provare. La fatica degli allenamenti che ti spezzano la schiena, il sacrificio quotidiano di una vita dedicata allo sport. La felicità di un sogno finalmente sognato nel reale. E il retaggio di una passione antica quanto l’uomo, che dalla piana dell’Alfeo ti raggiunge attraverso i secoli per strozzarti lo stomaco e inumidirti gli occhi.
Un vento crudo come il sudore, quello di domenica 24 settembre 2000 al Sydney International Regatta Centre. Duemila metri sopportati ad un ritmo spinto sino a trentotto palate, un prua a prua da urlo dall’inizio alle battute conclusive.
Braccia massacrate dallo sforzo e polmoni che bruciano in cerca di aria. Supplizi da ignorare per restare con i polacchi, per non lasciarseli fuggire via, Tomasz Kucharski e Robert Sycz. Due che dietro a nomi da Guerra e pace nascondono la tenacia di tutto un popolo e l’orgoglio degli atleti di razza. E loro, il prodiere Elia Luini e Leonardo Pettinari da Pontedera, capovoga, a sputare sangue e anima. Per dimostrare a quei ragazzoni venuti dalla Mitteleuropa che gli italiani non si arrendono. Che per portare il primo oro olimpico in riva alla Vistola, Tomasz e Robert devono dannarsi sino all’ultima palata.
Un vento dolce che ti accompagna per sempre, il vento australiano, che ti cattura che sei un ragazzo poco più che ventenne e che dopo tredici anni è dolce come se spirasse ancora oggi.
E allora, ogni minuto assaporato sul podio di Olimpia è tuo in eterno.
Non che ne abbia pochi, di momenti trionfali da ricordare, Elia Luini. Un biondo trentaquattrenne di Gavirate, mai sceso dalla barca dal giorno in cui decise di abbandonare nuoto e atletica per dedicarsi al canottaggio. Era il 1991, quando lo studentello magro di prima media iniziò a gareggiare (e a vincere subito) nelle acque di casa, sul Lago di Varese. Facendo la gioia di mamma Enrica e papà Lorenzo.
Uno che di specialità ne ha sperimentate tante, Elia. A partire dal singolo. E in tutte è riuscito a imporre la sua classe.
Campione del mondo nel quattro di coppia pesi leggeri ai Mondiali di Köln del 1998, con Paolo Pittino, Lorenzo Bertini e Franco Sancassani. Bronzo mondiale a Gifu 2005 nel quattro senza pesi leggeri, con Salvatore Di Somma, Lorenzo Bertini e Bruno Mascarenhas. E soprattutto, dal 2001 al 2003, tre volte di seguito iridato nel due di coppia pesi leggeri con Pettinari. A ribadire che l’argento di Sydney era l’inizio di un ciclo. E che l’appetito vien mangiando.
Luzern, Sevilla, Milano. Un tris da favola, impreziosito con un gioiello dei più pregiati. Il record del mondo pesi leggeri, ottenuto in Spagna: un 6’10”80 che porta l’armo azzurro dritto nella storia. Trionfi per altro contrappuntati da un buon numero di ulteriori medaglie mondiali, europee e ai Giochi del Mediterraneo.
Viene spontaneo chiedersi quale sia la specialità preferita da un campione tanto eclettico… «Diciamo che la mia barca è sempre stata il doppio pesi leggeri» spiega Elia «Nei pesi leggeri hanno accesso alle Olimpiadi solo due specialità, il doppio appunto e il quattro senza: per questo motivo la scelta è sempre ricaduta sul doppio. Non nascondo però come la mia barca preferita sia il singolo».
In questi Mondiali coreani, Elia arricchirà il suo curriculum con una nuova imbarcazione: «Ora sono in barca con Martino Goretti, che è da poco rientrato da un infortunio, nel due senza pesi leggeri. Mi trovo bene, la barca risponde al meglio e lui sta recuperando sempre più… Sono fiducioso!».
In effetti, sono solo pochi giorni che Luini, dopo aver iniziato il raduno pre-mondiale allenandosi sul singolo, ha cominciato a vogare con il compagno. Questioni di autorizzazioni mediche, ma i due azzurri hanno cercato di sfruttare al massimo il tempo a disposizione. Si tratterà quindi di un due senza inedito, anche se Goretti era già stato il suo compagno nel doppio negli ultimi tempi. Sui possibili antagonisti, Elia non si sbilancia troppo: «Riguardo agli avversari non saprei… È la prima volta che mi affaccio in questa specialità e non conosco bene il campo. Comunque penso che Gran Bretagna e Svizzera siano da tenere d’occhio».
La rassegna di Chungju è il primo appuntamento iridato della presidenza di Giuseppe Abbagnale.
Luini, che di Mondiali ne ha vissuti parecchi, avverte un criterio organizzativo diverso rispetto al recente passato: «Un abisso. In questa gestione viene data più importanza al risultato massimo e si ha una vera e propria squadra. In quella precedente, diciamo che le attenzioni andavano di più ai consiglieri. Per facilitare loro le cose avevano pensato bene di dividere in più settori la squadra. Settori che spesso facevano fatica a collaborare tra loro. Si creavano così sprechi e caos a livello organizzativo…».
L’altra grande novità è il ritorno alla guida della Nazionale azzurra di un monumento del canottaggio come Giuseppe La Mura. Elia non nasconde la sua soddisfazione, ancora più marcata perché della precedente gestione del tecnico di Pompei (durata dal 1990 al 2005) lui è stato uno dei protagonisti principali: «Io sono nato con la gestione La Mura. Il Dottore mi ha insegnato e dato tanto: diciamo che personalmente non ho mai abbandonato e tralasciato le cose apprese in quegli anni. Ora siamo tornati a quei metodi che in passato hanno portato tante medaglie… Vedremo se saranno ancora metodi all’avanguardia, ma io credo proprio di sì. Insomma, sono ottimista!».
Una Nazionale che ha la possibilità di far bene, dunque, e di riscattare l’opaca prova dell’Olimpiade londinese dell’anno passato. Gli azzurri hanno già mostrato recenti segni di un risveglio di squadra: «A giudicare dall’ultima gara di Coppa del Mondo ci si potrebbero aspettare ottimi risultati. La possibilità di far bene ce l’hanno tanti equipaggi. Secondo me c’è anche la possibilità di prendere un oro in una specialità olimpica, cosa che ci manca da 10 anni. Non vado oltre: magari qualcuno è scaramantico e se la potrebbe prendere…» ridacchia Elia.
Su quale sarà l’equipaggio che segnerà di più questi Campionati, il fuoriclasse di Gavirate ha un’idea ben precisa, un team su cui si sente di scommettere ad occhi chiusi: «Il due senza senior della Nuova Zelanda sicuramente »
Equipaggio fortissimo, quello dei Kiwi. Eric Murray ed Hamish Bond hanno dato prova di quello che sono in grado di fare anche di recente, appunto nell’ultima uscita di Coppa del Mondo, a Luzern il 14 luglio. In una gara letteralmente dominata, hanno lasciato ad oltre cinque secondi i nostri ottimi Marco Di Costanzo e Matteo Castaldo, giunti nella piazza d’onore.
Ma insomma, in un paese che ha già ospitato eventi di livello assoluto, ad iniziare dalla leggendaria Olimpiade di Seoul 1988 (quella che Giuseppe, Carmine e Agostino Abbagnale con i suoi compagni del quattro di coppia hanno colorato di azzurro, con una favolosa doppietta d’oro in meno di un’ora), che aria si respira?
«Beh, stanno facendo le cose davvero in grande, si vede che ci tengono molto. Anche se poi siamo a 150 km da Seoul e qui a Chungju siamo un po’ spersi: a parte hotel-campo gara non c’è davvero nulla!» racconta Elia, divertito e forse anche un po’ perplesso. Difficile dargli torto, se si pensa che parla da una cittadina di poco più di duecentomila abitanti, circondata da montagne proprio al centro della Corea del Sud.
A conclusione della chiacchierata, Luini ha un pensiero particolare per chi in lui ha creduto da sempre e crede tuttora: «Vorrei aggiungere che in tutti questi anni per me è stato fondamentale il sostegno della mia società, il Circolo Canottieri Aniene, che con il suo entusiasmo mi ha spinto verso nuovi traguardi, dandomi sempre stimoli diversi. Anche quando sono lontano, per raduni, gare o altri impegni, loro, i soci, il Presidente, insomma tutti, mi sono sempre vicini. Nelle vittorie, ma anche nelle sconfitte… E questa è una cosa che apprezzo molto!».
Bello che in uno dei momenti topici di una carriera ricca di soddisfazioni, l’atleta varesino trovi il modo di ringraziare coloro che lo hanno aiutato. Elia Luini è così, spontaneo e generoso. Proprio come il suo sport, uno sport vero e faticoso sino ai limiti. Uno sport che chi pratica ama in maniera totale. E che chi segue impara subito ad amare.
Danilo Francescano
© Riproduzione Riservata
(intervista raccolta nel mese di agosto 2013)
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